Il m.a.x. museo dedica la sua prima mostra della nuova stagione a Federico Seneca, artista poliedrico noto al grande pubblico per aver creato la grafica e la presentazione del Bacio Perugina. Il mio saluto in occasione dell’inaugurazione dell’8 ottobre, davanti a tantissime persone, che rende omaggio anche ad alcuni aspetti poco noti di questo personaggio.
Gentili signore e signori,
il tema della stagione espositiva del Centro Culturale Chiasso è la “creatività”. Con un gioco di parole si potrebbe aggiungere quindi una C all’acronimo di CCC (Centro Culturale Chiasso, appunto), e trasformarlo in Centro Culturale Creativo Chiasso oppure Centro Creatività Culturale Chiasso oppure ancora Centro Culturale della Chiasso Creativa…insomma, le combinazioni sono davvero molte e sono sicuro che vi occuperanno nei prossimi minuti, dato che ognuno di voi penserà a un’alternativa a quanto proposto.
Al di là di questo gioco, credo ci voglia molta creatività per far funzionare al meglio il nostro museo: bisogna continuamente inventarsi soluzioni nuove e innovative per permettere alla nostra cittadina di avere un museo in grado di proporre mostre come quella che viene inaugurata questa sera; creatività che fa rima con entusiasmo, l’entusiasmo della direzione e delle collaboratrici e dei collaboratori del museo e dell’Ufficio tecnico comunale, cui va il ringraziamento mio e di tutto il municipio per lo splendido lavoro che fanno. Ringraziamento che va esteso anche a tutti coloro che hanno collaborato (penso in particolare alla direttrice del Museo Nazionale Collezione Salce, Marta Mazza, nella sua qualità di co-curatrice) e l’hanno resa possibile.
Degli aspetti artistici di Federico Seneca diranno fra poco gli esperti che siedono al tavolo. A me preme attirare l’attenzione sull’uomo Seneca. Dal suo ricordo scritto dal figlio Bernardino e pubblicato sul sito internet a lui dedicato (www.federicoseneca.it) emerge la figura di un uomo che, per dirla con il figlio, era “testone, dotato di un carattere indipendente, intelligente, onesto, generoso, molto buono ma non dotato di senso pratico; come grande difetto era convinto che le sue decisioni alla fine fossero le migliori (ecco il pilota) e come debolezza credeva ai consigli di chi lo adulava. Infatti aveva un codazzo di adulatori ai quali non sapeva dire di no, con grande rabbia della mamma”
Mi piace chiudere con questa immagine e con il ricordo di due fratelli ebrei cui Federico Seneca diede lavoro e rifugio durante la seconda guerra mondiale nella sua fabbrica per alcuni anni, prima che riparassero in Svizzera: un elemento che lo unisce in maniera ancora più indissolubile al nostro Paese, gli rende un enorme merito dal profilo umano e dimostra che l’artista, contrariamente all’immaginario comune, non necessariamente vive su un altro mondo e ci può mostrare la retta via in maniera molto concreta.