Archivi autore: Davide Dosi

100 anni di Don Willy

In occasione dei festeggiamenti per i 100 anni dalla nascita di Don Willy Albisetti a Chiasso, mi è stato chiesto di spiegare cosa significa organizzare oggi il campeggio di Catto e quale futuro si prospetta.

Per parlare del presente occorre ritornare alle primavera del 2017: il ricordo è un po’ vago (la mia memoria è del resto notoriamente pessima), ma tutto nasce da Ettore Cavadini (e chi sennò), che convoca Elena Pellegrini-Medici e il sottoscritto e ci chiede se durante l’estate gli avremmo dato una mano a Catto, dove lui e Riccardo Camponovo avevano organizzato una settimana di campeggio principalmente per i ragazzi di scuola media. Come si poteva dire di no a Ettore, Nonostante?

Al termine di quella settimana arriva la fatidica domanda: “Per caso, non avreste voglia di provare a rilanciare il Campeggio di Catto? Ci sembra che ce ne sia un gran bisogno”, dicono loro… La risposta non poteva che essere affermativa, Nonostante…

Qualche settimana dopo Elena ed io ci troviamo con Gigio Coltamai, sempre presente quando c’è da dare un mano. Il Campeggio di Catto riparte così.

Nel 2018 saliamo con 31 ragazzi (per non appesantire il discorso userò solo la forma maschile, che al plurale include anche il genere femminile), 5 splendidi monitori, 6 volontari, 4 cuochi: quella settimana conferma che la magia di Catto è unica e che i nostri ragazzi hanno davvero bisogno di esperienze simili. Alla fine ci guardiamo negli occhi e decidiamo di proseguire, Nonostante…

Quest’anno, per la prima volta, dopo 5 anni siamo tornati ad organizzare il Campeggio di due settimane: abbiamo avuto più di 80 campisti, 21 volontari, 7 monitori, 11 aiuto monitori. In questi cinque anni, grazie anche a Claudio Schneeberger, Fabio Maestrini, Patrick Ferrari, Laurent Balogh (solo per citare coloro che ci sono stati sempre, o quasi)… abbiamo fatto fronte anche ad ostacoli impensabili: Nonostante la pandemia, anche nell’estate del 2020, con tutte le restrizioni e le difficoltà, siamo riusciti a portare a Catto 40 ragazzi. 

Catto è la testimonianza che il volontariato e l’amicizia sono una ricchezza impareggiabile e sono in grado di dare vita ad esperienze uniche. Ringrazio di cuore tutti coloro che condividono questa avventura con me e che qui rappresento come semplice portaparola: la presenza di ognuno di noi è fondamentale e il nostro contributo, grande o piccolo che sia, è essenziale. Grazie!

Il nostro compito però non è quello di rispecchiarci in quanto fatto (ne siamo orgogliosi, certo, e dobbiamo dirlo) ma seminare in vista del futuro: dall’inizio di questa nuova esperienza abbiamo monitori che ritornano tutti gli anni e si spendono senza riserve; diversi ragazzi che terminano la scuola media, e che quindi non possono più partecipare come campisti, chiedono di diventare aiuto monitori. Ad alcuni ne diamo la possibilità, ma è impossibile dare spazio a tutti e tutte, basti pensare che quest’anno abbiamo avuto 45 richieste! Non disperdere questo entusiasmo e questa enorme energia è una sfida che si aggiunge alla sfida, per noi organizzatori, ma non solo: per la nostra Chiasso direi.

Fra questi giovani, e fra quelli che seguiranno, ci sono coloro che riprenderanno il testimone e proseguiranno questa magnifica esperienza, iniziata una settantina di anni fa… Nonostante

“Nonostante”, termine che caratterizzava la parlata di Don Willy, è diventato il simbolo del campeggio e vorrei terminare questo intervento proprio con le parole di Don Willy:

“Dobbiamo credere nonostante

Dobbiamo sperare nonostante

Dobbiamo amare nonostante

Nella forza di questo

nonostante

ho tanto amato Voi

e ho servito la Chiesa”

Cultura a Chiasso in tempo di Covid (CCC)

In questi mesi di chiusura o di servizio ridotto, molte persone hanno sentito la mancanza di teatri, musei e biblioteche. Gli operatori si sono prodigati per offrire forme alternative di fruizione, avviando iniziative che, si spera, potranno continuare anche quando tutto tornerà alla normalità.

Uno dei progetti di cui Chiasso può andare maggiormente fiera è quello denominato “Le stanze dell’arte”, che ha abbracciato diverse espressioni artistiche: disegno, grafica, scultura, musica… Alla sua base vi è l’idea di valorizzare giovani artisti ticinesi, diplomatisi di recente, che hanno avuto la possibilità di esporre allo Spazio officina o di esibirsi al Cinema Teatro, ottenendo visibilità anche sui canali social del Centro Culturale. Il rafforzamento dei legami e delle interazioni con il territorio circostante deve essere, a mio modo di vedere, uno degli elementi caratterizzanti dell’azione degli istituti culturali pubblici: ancora una volta Chiasso ha dimostrato, con i fatti, di essere capace di guardare lontano, senza dimenticare chi ci sta vicino e alimenta l’humus culturale del nostro territorio. E che rappresenta il nostro futuro.

Congedo paternità? Certo che sì…

Che nel 2020, in Svizzera, sia ancora necessario convincere le persone dell’utilità per i padri, e le famiglie in generale, di beneficiare di dieci giorni di congedo per poter apprezzare fino in fondo la nascita del/della figlio/a non può sorprendere. Al di là di figure anacronistiche con tratti caricaturali che si aggirano per il Paese e il nostro Cantone, il ruolo del padre alle nostre latitudini e nella nostra società è ancora scarsamente compreso. Chi si occupa attivamente della prole, si sente spesso chiamare “mammo” ed è, a tutti gli effetti, una mosca bianca. La suddivisione dei ruoli soffre ancora del retaggio del passato e la visione stereotipata dei compiti delle madri e dei padri è ancora ben radicata e impregna la nostra vita quotidiana.

Cari papà, care mamme, al di là dei dieci giorni di congedo paternità, dobbiamo tutti lavorare sul significato di maternità e paternità, di genitorialità in generale, affinché diventi chiaro per tutti che uomo e donna hanno medesimi diritti e doveri anche in questo campo. E che questi diritti costituiscono una premessa imprescindibile affinché anche le donne possano ambire a migliorare la loro condizione.

In effetti, un’effettiva parità fra donna e uomo può essere raggiunta unicamente se a entrambi i sessi sono riconosciute le medesime possibilità nel mondo del lavoro: ossia, in concreto, quando un datore di lavoro potrà scegliere fra un uomo e una donna unicamente in base alle competenze, e non sarà spinto ad escludere le seconde perché potenzialmente lontane dal lavoro per mesi a seguito di una gravidanza. Per arrivare a questo, bisogna iniziare a concedere un congedo ai papà degno di questo nome, che crei una breccia e costituisca un primo passo per scardinare un sistema ancora prettamente maschilista, per non dire misogino.

SÌ, dunque, il 27 settembre al congedo paternità quale punto di partenza per una società in cui le immagini stereotipate siano finalmente superate e la genitorialità sia vissuta come un progetto comune che permetta alla coppia di garantirsi un supporto reciproco.

La Chiasso del futuro

“Uno per tutti, tutti per uno” è il motto della Svizzera che campeggia sulla volta di Palazzo federale: sarebbe tempo di realizzarlo anche alle nostre latitudini, per dare alla nostra regione e ai suoi cittadini un futuro migliore.

Su La Regione di oggi trovate un mio contributo e la mia visione sulla Chiasso del futuro 
https://www.laregione.ch/…/di…/1422464/la-chiasso-del-futuro

Oltre i campanili, problemi comuni

Chiasso mette a disposizione del basso Mendrisiotto, delle sue società e dei suoi cittadini numerose strutture sportive e culturali: il Palapenz, la piscina, la pista del ghiaccio, la pista di atletica, i campi da tennis, la biblioteca comunale, il teatro, lo Spazio officina, il museo, giusto per citarne alcuni. Per la sola ristrutturazione dell’unico palazzetto dello sport distrettuale, l’esecutivo ha appena licenziato un messaggio di più di 5 milioni di franchi. A livello di socialità, Chiasso ha lanciato e sostiene tuttora progetti di cui beneficiano anche persone che abitano al di fuori dei suoi confini. Strutture e servizi sono stati creati quando la situazione finanziaria del comune era rosea, provocando forse qualche invidia e malumore. La Chiasso di oggi e domani è chiamata a gestire al meglio la Chiasso di ieri, con minori mezzi finanziari, cercando nuove alleanze e collaborazioni. I comuni limitrofi, dal canto loro sembrano però rallegrarsi delle difficoltà della cittadina: recentemente, sulla Regione dello scorso 20 novembre, i loro sindaci hanno orgogliosamente sottolineato come la loro situazione finanziaria sia talmente buona da consentire loro di proporre una riduzione del moltiplicatore, senza disdegnare qualche stoccatina alla cittadina di confine, che evidentemente dev’essersi macchiata di qualche peccato originale. La campagna per le prossime elezioni comunali è già iniziata e questo fa parte del gioco.

Al di là delle provocazioni, penso non possa sfuggire ad alcuno che una Chiasso in difficoltà indebolisca tutto il basso Mendrisiotto e non giovi a nessuno. I veri problemi del nostro territorio non sono il moltiplicatore aumentato o diminuito di tre punti, ma il lavoro, il traffico, l’inquinamento, la pianificazione, i collegamenti ferroviari: temi sui quali stentiamo a farci ascoltare, per non dire che siamo quasi ignorati. Le decisioni vengono prese a un piano superiore e noi tendenzialmente le subiamo. Sarebbe ora di mettere da parte orgoglio e campanili, e di immaginare qualcosa di nuovo, coeso e forte, in grado di ridare credibilità a una regione sempre più emarginata. Personalmente non mi accontento di amministrare nel migliore dei modi ciò che ho ereditato da chi mi ha preceduto. Non è questo che si aspettano i nostri cittadini. Dobbiamo guardare avanti, allargare gli orizzonti, oltrepassare i confini comunali ed entrare finalmente nel secondo millennio, affrontando di petto i problemi e non nascondendo la testa sotto la sabbia o dietro a un moltiplicatore. Al di là della propaganda, tutti i comuni sono in difficoltà e devono affrontare progetti impegnativi, ristrutturazioni sempre rimandate, ammodernamenti,… Gli specchietti per le allodole sono pericolosi, sarebbe ora di rimuoverli. 

(Pubblicato sulla Regione del 26.11.2019)

Per un rinnovamento economico

Sebbene l’economia stia rallentando, il mercato del lavoro tiene: è questo il dato saliente emerso in questi giorni da una nota della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), secondo cui il tasso annuo di disoccupazione sarà del 2,3%, il valore più basso dal 2001. Tutto a posto, verrebbe da pensare. 

Le cronache quotidiane ci raccontano però di un mercato malsano, nel quale vige l’arbitrio e lo sfruttamento: donne licenziate dopo la maternità, personale interinale sfruttato, dumping salariale… La lista è lunga. È evidente che il settore necessita di maggiore regolamentazione e di un riorientamento: sicuramente fondamentali sono regole più ferree, controlli più incisivi e contratti collettivi di lavoro per gli ambiti sprovvisti; in prospettiva si deve però pensare a riorientare le attività economiche del nostro paese secondo criteri più ecologici, ossia più attenti ai rapporti fra uomo, ambiente e società.

La digitalizzazione crea molte opportunità, ma è anche fonte di rischi evidenti, come la scomparsa di alcune professioni. Questo processo va quindi accompagnato dallo Stato affinché la transizione causi il minor numero di danni possibili. Fra le possibilità concrete fornite dalla digitalizzazione vi è quella del telelavoro, che va introdotto o rafforzato, là dove possibile, regolamentandolo in termini di responsabilità, protezione dei dati, risorse a disposizione; oppure anche il lavoro a tempo parziale, allargato a qualsiasi grado gerarchico, il che permetterebbe alle donne di essere più concorrenziali per l’accesso ai posti dirigenziali e migliorerebbe la conciliabilità lavoro-famiglia in generale. 

Per un mercato del lavoro maggiormente di qualità, in grado di produrre il pluricelebrato valore aggiunto, è però necessario immaginare qualcosa di veramente innovativo, come proposto dal Piano Marshall per la transizione energetica, che prevede il progressivo abbandono del petrolio e delle fonti fossili. Attraverso questo piano di investimenti pubblici e privati, si vuole dare una nuova spinta alla nostra economia e all’industria, chiamata a convertire i propri metodi di produzione: investimenti che evidentemente creeranno nuove opportunità di lavoro per personale specializzato, da formare prevalentemente nelle nostre scuole professionali e universitarie. In questo modo si aprirebbero nuove prospettive di impiego per i giovani, i sistemi produttivi diventerebbero più sostenibili ed efficienti e la Svizzera potrebbe raggiungere il proprio obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050.

La Confederazione ha oggi la possibilità di determinare il futuro della Svizzera: si impongono scelte coraggiose e lungimiranti, come lo furono in passato quelle che portarono alla costruzione della ferrovia del Gottardo e allo sfruttamento dell’energia idroelettrica. Scegliere di investire nei settori dell’alloggio, dell’idroelettrico e del fotovoltaico oggi significa migliorare le condizioni di vita dei nostri figli domani. Pensiamoci!