Sabato ho partecipato a un pomeriggio di studio organizzato dalla Gioventù Socialista sul tema del lavoro. Andrea Ghisletta e Fabrizio Sirica, con l’aiuto di Pelin Kandemir Bordoli, hanno invitato Ronny Bianchi, Christian Marazzi e Sergio Rossi a discutere di lavoro e ad analizzarlo nelle sue sfaccettature. Continua a leggere
Congedo parentale
Nella pagina delle idee ho modificato le espressioni “congedo maternità” e “congedo paternità” con “congedo parentale“. Mi sembra più neutra e che rispecchi meglio il mio pensiero. Continua a leggere
La vostra voce
Come ho già scritto nel messaggio di benvenuto con cui ho “battezzato” questo blog, il mio desiderio più grande è che lo stesso diventi un luogo di discussione e dibattito. In privato ho ricevuto diverse osservazioni e spunti. Uno in particolare ha attirato la mia attenzione. Lo riporto qui sotto. Che ne pensate? Continua a leggere
Per una vera politica della famiglia
Con alle spalle la votazione dello scorso fine settimana e un’idea di sostegno alle famiglie alquanto discutibile, mi piacerebbe riportare l’attenzione sulla politica della famiglia.
Due figlie di otto e quattro anni, una moglie attiva professionalmente: tre donne che fanno sport, hanno interessi, amici, impegni. Un uomo, il sottoscritto, anch’egli con un lavoro e diversi hobby, fra cui la politica.
Giovanotto di 44 anni, ho condiviso fin dall’inizio con mia moglie un principio basilare: stessi diritti e stessi doveri. Alle nostre latitudini non proprio scontato. Assieme abbiamo scelto di lavorare a tempo parziale: abbiamo certo avuto la fortuna di potere optare per questa soluzione, ma abbiamo anche deciso di mettere in discussione un principio che alle nostre latitudini fatica ad essere superato: il marito lavora e la moglie sta a casa, soprattutto dopo la nascita dei figli.
Ci siamo spartiti tutto (lo ammetto, non proprio equamente): figlie, faccende domestiche, gioie e dolori. Per anni ho lavorato al 70% e nel resto del tempo mi sono dedicato alla mia famiglia: o a fare niente, come si sente spesso dire dai mariti alle mogli che restano a casa.
Perché racconto tutto questo? Non certo per autoincensarmi, perché sono convinto che in fondo non ho fatto, e non faccio, nulla di eccezionale, considerando che nella Svizzera tedesca sarei semplicemente uno dei tanti. Lo faccio perché credo che nel nostro cantone si dovrebbe sostenere maggiormente il lavoro a tempo parziale, che ha molti pregi, fra cui quello di dare alle donne la possibilità di restare attive professionalmente e di creare nuovi posti di lavoro. Affinché ciò avvenga, è necessario creare condizioni quadro che sostengano questa soluzione: ossia un’effettiva parità salariale, attualmente tale solo sulla carta, l’introduzione di un congedo paternità degno di questo nome, incentivi a livello di cassa pensione sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori, penalizzati a livello di rendita, creazione di funzioni dirigenziali anche a tempo parziale, diffusione del telelavoro. Abbiamo di fronte a noi una grossa sfida, che ha il sapore di una vera e propria rivoluzione culturale: un cambiamento al quale non possiamo sottrarci.
La sinistra e il terziario
In queste settimane di enorme conflittualità nel mondo del lavoro, con aziende che nel migliore dei casi propongo, altrimenti impongono, riduzioni di salario a frontalieri e residenti, il mio pensiero si rivolge anche a coloro che a vario titolo lavorano nelle banche e nel terziario in generale. Continua a leggere
In difesa dello stato sociale
È notizia recente che nel 2016 l’1% della popolazione mondiale possiederà più del restante 99%: il rapporto “Grandi disuguaglianze crescono”, pubblicato da Oxfam su dati forniti dal Credit Suisse non fa quindi che confermare quanto si suppone, e cioè che i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Una considerazione lapalissiana che mi spinge a un’altra riflessione alquanto scontata: ma noi in Ticino, pensiamo di essere in una situazione molto diversa? Continua a leggere
Chiasso e i richiedenti l’asilo
Un grande allenatore tuttora in attività lo definirebbe il “rumore dei nemici”: ossia quel vociferare, ammiccare, accennare… riportato ad arte dalla stampa per insinuare il dubbio, creare problemi laddove non ce ne sono, mettere in allarme la popolazione…
Mi riferisco a un articolo apparso di recente sul Corriere del Ticino che riporta voci su non meglio precisati blog circa il futuro della convivenza fra Chiasso e i richiedenti l’asilo. Un articolo che dà risalto a voci e mugugni espressi qua e là nel web e accenna a possibili problematiche che forse potrebbero sorgere nel caso in cui… Insomma, un avvertimento, un’ammonizione, una messa in guardia rispetto a qualcosa che potrebbe succedere, ma che potrebbe anche non verificarsi. E che non mi trova d’accordo! Nessuno può negare che a Chiasso ci siano (stati) problemi con i richiedenti l’asilo, soprattutto in tempi recenti a seguito delle crisi siriane, egiziane, libiche… Ma la nostra cittadina e la sua popolazione hanno da sempre dimostrato di essere ben disposte verso i richiedenti l’asilo e li hanno accolti e ospitati con generosità. Basta girare per le strade e chiedere alle persone (e non ai blog) per rendersene conto. In questo senso, nell’ultimo decennio molto è stato fatto per favorire una sana convivenza con il centro di via Motta: basti pensare al progetto voluto dalla sinistra chiassese e volto a impiegare i richiedenti l’asilo in lavori di pubblica utilità. Un progetto inizialmente inviso a molti e che ora, promosso dalla Confederazione, è stato esportato anche in altri comuni, favorendo una migliore comprensione fra individui e garantendo forza lavoro supplementare ai comuni.
La verità quindi è che Chiasso vivrà la ristrutturazione del centro senza pregiudizi e senza dare ascolto alle cassandre provenienti da blog e social media. E come sempre affronterà le situazioni che si presenteranno con pazienza ed equilibrio. Perché la sua popolazione è abituata a stare al fronte…del mondo reale, e non virtuale.
Benvenuti!
Benvenuti nel mio blog, che da oggi mi permetterà di mettere nero su bianco e condividere con voi le mie idee, i miei pensieri e i miei obiettivi. L’ambizione più grossa è quella di trasformarlo in una piattaforma di discussione e di confronto: per riuscirci ho bisogno di voi e del vostro contributo. Solo dal dialogo nascono le idee migliori, solo con il dialogo e il lavoro comune possiamo cercare di migliorare il nostro cantone.
Io sono pronto a fare il mio. Voi siete pronti ad aiutarmi e sostenermi in questa sfida? Avete voglia di animare questo spazio?